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Diritti d’autore

In questa guida sono raccolte le risposte alle domande più frequenti sul tema dei Diritti d’Autore

I contenuti del presente articolo non pretendono di essere esaustivi e rappresentano solo una sintesi della normativa attualmente applicata.

La diffusione crescente di contenuti digitali scambiati via internet e il progressivo affermarsi del ruolo degli “influencer” sollecitano nuove necessità di ricorrere alle regole sullo sfruttamento economico dei diritti d’autore o di immagine.

Riferimenti normativi

Lo sfruttamento attraverso la cessione o l’utilizzo del Diritto di Autore è disciplinato dalla Legge n. 633/1941. Questa normativa stabilisce che l’autore di un’opera ha il diritto esclusivo di utilizzarla economicamente in ogni forma e modo.

L’attività di influencer e lo sfruttamento economico della propria immagine

La possibilità di sfruttare la propria immagine a fini commerciali è dovuta, principalmente, alla diffusione dei mass-media, ed al loro ruolo sempre più preponderante nel mondo moderno.

Ciascun soggetto ha il diritto di controllare il reddito che può derivare dallo sfruttamento economico del proprio “nome” e della propria immagine da parte di terzi.

L’immagine di un personaggio famoso rappresenta un forte richiamo per moltissime aziende che, consapevoli del valore economico di questa immagine, sono disposte a pagare un prezzo per poterla sfruttare.

Cos’è il diritto di immagine?

Si tratta di un diritto assoluto della persona, che tutela il fatto che la propria immagine non venga esposta, pubblicata o divulgata senza il proprio consenso e fuori dai casi previsti dalla legge. L’obiettivo di questo diritto è quello di tutelare la reputazione del soggetto.

Il contratto di sponsorizzazione

Attraverso il contratto di sponsorizzazione è possibile sfruttare la propria immagine per pubblicizzare un marchio, un prodotto o un particolare evento, a fronte di un compenso per la prestazione.

Il diritto di pubblicizzare l’opera e il diritto di utilizzarla economicamente sono diritti patrimoniali, e come tali possono essere oggetto di cessione. Mentre il diritto di paternità dell’opera ha carattere personale è non può mai essere oggetto di cessione.

Esempio

Un quadro di Picasso può essere venduto (ceduto) più e più volte tra facoltosi acquirenti e a prezzi diversi. Pertanto l’aspetto patrimoniale è mutevole come anche la proprietà temporanea. Ma il quadro sarà sempre riconosciuto a nome di Picasso perché la personalità dell’opera non potrà mai essere ceduta.

Andando maggiormente in dettaglio il diritto allo sfruttamento economico della personalità si rifà alla disciplina sul diritto d’autore, che vieta l’esposizione la riproduzione o la vendita del ritratto o dell’immagine della persona senza il suo consenso.

Sfruttamento economico del Diritto di autore

Un soggetto titolare di un opera della quale può vantare la paternità, può sfruttare economicamente questa opera.

Di fondamentale importanza è, quindi, il contratto che deve essere sottoscritto tra le parti. Sullo stesso deve essere specificata l’opera e la cessione del diritto al suo sfruttamento dietro un corrispettivo.

Il trattamento fiscale di questi compensi, ha un carattere del tutto peculiare rispetto alle regole generali che disciplinano i redditi di lavoro autonomo.

Per questa particolare categoria di redditi è previsto che il soggetto percettore possa rilasciare una semplice Ricevuta, al posto della Fattura.

Non vi è alcun obbligo per chi percepisce redditi da diritto di autore di aprire Partita IVA. Questo a condizione che, non si percepiscano anche compensi legati ad attività di lavoro autonomo esercitata professionalmente.

Pensa al classico caso del giornalista che percepisce redditi da diritto di autore, ma anche compensi legati all’attività professionale. In questo caso il giornalista è tenuto ad aprire Partita IVA per gestire la sua attività professionale. Il giornalista emette fattura per i compensi legati alla sua attività professionale, ed emette fatture anche per i compensi legati al diritto di autore. Questo perché tali compensi sono comunque percepiti nello stesso ambito della sua attività professionale.

Se, invece, l’attività di lavoro autonomo esercitata con partita IVA fosse totalmente slegata ai compensi percepiti con diritto di autore, il soggetto percettore potrebbe continuare ad emettere:

  • Ricevute (per il diritto di autore), e
  • Fatture per l’attività di lavoro autonomo.

Sfruttamento economico del diritto di autore con soggetti esteri

Quanto l’attività legata allo sfruttamento del diritto di autore viene svolta per conto di un soggetto committente residente in un Paese estero il prestatore italiano non deve essere assoggettato a ritenuta. Questo in quanto il committente non può qualificarsi come “sostituto di imposta” italiano.

Il prestatore è tenuto a rilasciare ricevuta, senza l’applicazione della ritenuta d’acconto.

Nel caso in cui i compensi siano corrisposti a soggetti non residenti (ad esempio committente italiano e prestatore estero) deve essere effettuata una ritenuta a titolo d’imposta pari al 30%.

Chiedimi una consulenza

Sul punto è importante sottolineare che è necessario, se ti trovi in questa fattispecie, consultare un dottore commercialista esperto in fiscalità internazionale. In questo modo potrai verificare se vi sono convenzioni internazionali esistenti tra l’Italia e il Paese estero in questione.

Diritto di autore: come compilare la ricevuta

I compensi legati allo sfruttamento del diritto di autore, da un punto di vista fiscale sono trattati alla stregua di compensi percepiti per attività di lavoro autonomo.

Il legislatore fiscale, per questa particolare categoria di redditi ha previsto che il soggetto percettore possa rilasciare una semplice ricevuta, al posto della fattura.

Questo è possibile quando non vi è attività abituale di lavoro autonomo, e quindi non vi è obbligo di operare con Partita IVA.

Il fatto che per percepire royalties derivanti dallo sfruttamento economico del diritto di autore non sia necessaria l’apertura di una Partita IVA semplifica le cose.

Tuttavia, è necessario prestare la dovuta attenzione alle modalità di compilazione di questa ricevuta.

Se hai bisogno di maggiori info, ho realizzato per te questo articolo dedicato: “Compilazione della ricevuta per royalties derivanti dallo sfruttamento economico del diritto di autore“.

Sfruttamento economico del diritto di autore e indicazione dei compensi in dichiarazione dei redditi

L’autore che abbia percepito, nel corso del periodo d’imposta, dei compensi per la cessione o concessione in uso di un’opera dell’ingegno tutelata dalle norme sul diritto d’autore è tenuto a dichiarare tali compensi.

Su tali proventi spettano deduzioni forfettarie nella seguente misura:

  • Del 25% dei proventi stessi se il beneficiario ha un’età pari o superiore ai 35 anni, alla data di percezione dei redditi dichiarati;
  • Del 40% dei proventi stessi se il beneficiario ha un’età inferiore ai 35 anni.

Dichiarazione dei redditi per i soggetti titolari di partita IVA

I soggetti che percepiscono royalty derivanti dallo sfruttamento economico del diritto di autore con Partita IVA, sono tenuti allo stesso comportamento visto sopra. In questo caso il contribuente è tenuto a separare il reddito derivante dalla propria attività di lavoro autonomo, da quello derivante dal diritto di autore.

Sfruttamento economico del diritto di autore: i contributi previdenziali

I soggetti che effettuano attività legate allo sfruttamento del diritto di autore, in generale, non sono soggetti a contribuzione.

Lo sfruttamento economico del diritto di autore non ricade nelle tipologie di redditi che definiscono gli autori come lavoratori autonomi obbligati a iscriversi alla Gestione Separata INPS.

Esempio di Royalty per diritto di autore

L’autore di un articolo giornalistico ha percepito nel corso dell’anno € 10.000 per la cessione di diritti di autore.

L’autore ha 32 anni, quindi può sfruttare la deduzione forfettaria del 40%. Questo soggetto, quindi, è tenuto alla compilazione della sezione III del Quadro RL del modello Redditi PF nel modo seguente:

  • Rigo RL25 compenso lordo per l’importo di € 10.000. Importo loro pattuito nel contratto.
  • Rigo RL29 deduzione di € 4.000. La deduzione è rapportata all’età;
  • Rigo RL30 compenso netto per l’importo di € 6.000;
  • Rigo RL31 ritenuta d’acconto (20%) su € 6.000, pari a € 1.200.

Soglia dei 5.000 euro?

A differenza delle prestazioni occasionali, i lavori relativi al diritto d’autore non sono soggetti a contribuzione INPS ed è possibile superare il vincolo dei 5.000 euro lordi all’anno.

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Prestazioni occasionali

In questa guida sono raccolte le risposte alle domande più frequenti sul tema delle Prestazioni Occasionali

I contenuti del presente articolo non pretendono di essere esaustivi e rappresentano solo una sintesi della normativa attualmente applicata.

Riferimenti normativi

I contenuti che seguono si riferiscono alle prestazioni occasionali riguardanti il Contratto d’opera (art. 2222 codice civile). Non devono essere confusi con il Contratto di Prestazione Occasionale riferito alla disciplina contenuta nell’art. 54-bis del Decreto legge n. 50/2017, convertito dalla Legge n. 96/2017.

ARGOMENTI


Con le prestazioni occasionali è possibile lavorare senza Partita IVA?

Le prestazioni occasionali identificano lo svolgimento di un’attività di tipo professionale, svolta nella completa autonomia circa il tempo e il modo della prestazione, con mera esecuzione istantanea, e cioè per un fatto contingenteeventuale ed episodico.

Prestazione occasionale significa attività lavorativa non abituale.

L’attività che può essere svolta mediante prestazione occasione deve essere episodica (l’aggettivo occasionale descrive appunto un’opportunità lavorativa singola o al massimo ripetuta in modo non continuativo nel tempo) e non organizzata (non possono essere “scaricati” gli acquisti di beni e non può essere coinvolto personale dipendente).

In questi casi la prestazione occasionale può essere svolta con l’unico limite dell’obbligo contributivo al superamento dei €. 5.000 (lordi) di reddito percepito tramite questa attività.

Sono questi i famosi € 5.000 di cui si parla tanto sul web che non denotano (come erroneamente molti credono) il limite da non superare altrimenti bisogna aprire la partita IVA ma semplicemente viene fissato un paletto oltre il quale scatta l’obbligo per il lavoratore occasionale di iscriversi all’INPS.

In tutti gli altri casi, in cui l’attività si svolga in modo abituale e continuativo nel tempo, è necessaria la Partita Iva.

Più precisamente, per prestazione occasionale si intende un’attività lavorativa svolta da tutti i professionisti che saltuariamente svolgono attività di consulenza e che non sono iscritti ad albi professionali.

Con queste accortezze, se l’attività è svolta in modo episodico e non coinvolge l’impiego organizzato di altre persone o di mezzi, è possibile lavorare con le prestazioni occasionali senza Partita IVA.

E’ necessario redigere un contratto per accordare una prestazione occasionale?

Non per forza! Per assumere qualunque incarico di natura professionale può essere sufficiente anche un semplice accordo verbale. E’ naturale, infatti, che nasca da semplici accordi verbali la volontà di raggiungere degli obiettivi che portino allo svolgimento di una prestazione occasionale.

In molti casi, un accordo verbale può essere sufficiente.

Tuttavia, accordare in forma scritta la descrizione della prestazione e la definizione del compenso è utile e fortemente consigliato mediante un incarico di prestazione occasionale.

Nella redazione dell’incarico di collaborazione occasionale è bene fare attenzione a tre aspetti:

  1. Il primo riguarda la descrizione dell’attività che andrai a svolgere indicandone tempi e modalità. Devi essere quanto più preciso possibile.
  2. Il secondo aspetto riguarda il compenso, determinandone l’ammontare e soprattutto le tempistiche di pagamento. Non accettare tempistiche indefinite o che non ti soddisfano. Essere chiari è a tuo vantaggio.
  3. Il terzo requisito è quello che riguarda la possibilità di recedere dal contratto. Devi rendere chiaro in quali casi puoi risolvere il contratto, e con quali modalità.

Come si emette una ricevuta di prestazione occasionale?

La normativa sulle prestazioni occasionali richiede di documentare le proprie prestazioni di lavoro con una ricevuta.

Un lavoratore autonomo che svolge prestazioni lavorative occasionali deve emettere una ricevuta per prestazione occasionale.

Con quest’ultima puoi specificare che la tua attività rientra nella tipologia di prestazioni che non prevedono l’applicazione dell’IVA (ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 633/1973).

Per essere valida legalmente, la ricevuta deve contenere necessariamente alcune informazioni:

  • i tuoi dati (nome, cognome, luogo e data di nascita, indirizzo e codice fiscale);
  • i dati del tuo cliente(nome, cognome o ragione sociale se si tratta di società, partita IVA o codice fiscale, indirizzo);
  • la descrizione dell’incarico e dell’attività svolta;
  • l’importo lordo;
  • l’eventuale ritenuta d’acconto (nella misura del 20%);
  • l’importo netto;
  • data, luogo e firma.

Qualora l’importo dovesse superare i 77,47 euro, dovrai inserire all’interno della ricevuta anche una marca da bollo da 2 euro.

Per avere un’idea di come si emette una ricevuta per prestazione occasionale e capire come compilarla, puoi consultare il modello seguente…

Come funziona la ritenuta di acconto?

La ritenuta di acconto è un meccanismo che consente all’Erario (le finanze dello Stato) di incassare un anticipo (acconto) dell’imposta sul reddito (IRPEF) nel momento stesso in cui viene emessa la ricevuta per prestazione occasionale.

Il tuo cliente deve trattenere obbligatoriamente il 20% del tuo compenso.

Nelle prestazioni occasionali il cliente deve infatti assumere il ruolo di “sostituto d’imposta”, ovvero di soggetto obbligato a versare per tuo conto, subito all’Erario, una parte del tuo compenso pari al 20%, sostituendosi a te nel farlo.

Viceversa, dal tuo punto di vista (prestatore d’opera) ricevi dal tuo cliente solo l’80% del compenso pattuito perché la restante parte (il 20%) il tuo cliente è obbligato a non pagarla (ritenerla, trattenerla) a te direttamente, ma a versarla all’Erario a titolo di acconto di imposta (anticipazione delle tasse che dovrai pagare) sul tuo reddito.

Quando per te sarà il momento di pagare le tasse, le ritenute subite durante l’anno risulteranno come imposte già versate.

Affinché questo meccanismo funzioni devi calcolare e inserire la ritenuta d’acconto del 20% in ogni ricevuta.

NOTA IMPORTANTE

Solo i clienti con partita IVA sono sostituti d’imposta. Se, quindi, hai venduto beni o servizi a un privato senza partita IVA, non dovrai inserire la ritenuta d’acconto nella fattura

Per calcolare la ritenuta si deve individuare la base imponibile. Le voci che vi rientrano sono:

  • compensi professionali
  • rimborsi per le spese di viaggio
  • vitto e alloggio
  • spese documentate anticipate dal professionista e rimborsate dal committente.

Non concorrono alla formazione della base imponibile i contributi obbligatori, l’eventuale contributo per la cassa professionale, i rimborsi spese anticipati, purché non siano inerenti alla produzione del reddito di lavoro autonomo e che siano ben documentate.

In conclusione, nonostante le prestazioni occasionali nascano con l’idea di mettere a disposizione una forma fiscale semplice da gestire e di immediata applicazione, in realtà non sono prive di complessità.

Facciamo chiarezza: cosa accade esattamente superato il limite di 5.000 euro?

Sulla soglia dei 5.000 euro di compensi è facile confondersi. Ci sono due aspetti da chiarire:

  1. se è vero che deve essere aperta obbligatoriamente la Partita IVA;
  2. quali sono le norme INPS che si attivano.

Il superamento della soglia di 5.000 euro di compensi non è motivo obbligatorio di apertura della Partita Iva (come erroneamente molti credono).

Diventa un obbligo aprire la Partita Iva non quando si supera la soglia di 5.000 euro delle prestazioni occasionali, ma quando l’attività svolta diviene abituale e continuativa nel tempo.

Tuttavia, superata la soglia dei 5.000 euro di compensi per prestazioni occasionali, scattano obblighi legati ai contributi previdenziali obbligatori INPS dovuti alla cosiddetta “Gestione separata”.

L’aliquota contributiva dovuta per l’iscrizione alla gestione separata è stabilita in misura pari al 25%. A questa va aggiunta l’ulteriore aliquota contributiva pari allo 0,72% relativa alla tutela della maternità, agli assegni per il nucleo familiare, alla degenza ospedaliera, alla malattia e al congedo parentale. L’aliquota finale è dunque del 25,72%.

L’obbligo contributivo alla gestione separata INPS è ripartito tra committente (2/3) e prestatore (1/3) e deve essere ben calcolato nella ricevuta.

Su questo tema leggi l’approfondimento come gestire i contributi INPS nelle Prestazioni Occasionali

A fine anno devo presentare la dichiarazione dei redditi?

Se nell’anno hai realizzato redditi solo attraverso le prestazioni occasionali (e non anche perché hai una casa in affitto o hai percepito altri redditi), puoi non presentare la dichiarazione dei redditi se i compensi non superano i 4.800 euro.

Il problema, però, sono le ritenute subite nel corso dell’anno. Rinunceresti, infatti, alla possibilità di chiederne il rimborso diretto su conto corrente e di ottenere, quindi, anche quel 20% di tasse che avevi dovuto anticipare obbligatoriamente al momento della prestazione occasionale ma che non erano dovute.

La richiesta può essere compilata da un Commercialista o da un CAF presentando la dichiarazione dei redditi.

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Quante tasse si pagano con le prestazioni occasionali?

Gli importi percepiti con le prestazioni occasionali sono soggetti alle aliquote ordinarie dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) che, per i redditi fino a 8.174 euro, non prevede tassazione.

SCAGLIONI REDDITOTASSAZIONEIMPOSTA DOVUTA
Da 0 a 8.174 euro0%NO TAX AREA
fino a 15.000 euro23%23% del reddito
da 15.001 fino a 28.000 euro27%3.450,00 + 27% sul reddito che supera i 15.000,00 euro
da 28.001 fino a 55.000 euro38%6.960,00 + 38% sul reddito che supera i 28.000,00 euro
da 55.001 fino a 75.000 euro41%17.220,00 + 41% sul reddito che supera i 55.000,00 euro
oltre 75.000 euro43%25.420,00 + 43% sul reddito che supera i 75.000,00 euro

Dunque, fino al valore di 5.000 euro annui, non è prevista tassazione.

Conclusioni: è meglio iniziare l’attività con le prestazioni occasionali o aprire subito una Partita IVA?

Se dalle prestazioni occasionali hai in previsione di guadagnare un importo non molto superiore ai 5.000 euro, non sarebbe conveniente aprire la Partita Iva per gli aspetti legati ai contributi previdenziali.

Se invece prevedi di guadagnare compensi ben superiori ai 5.000 euro, probabilmente la tua attività sta crescendo e inizia a configurarsi come attività abituale. In tal caso diventa necessaria l’apertura della Partita Iva e il Regime Forfettario potrebbe essere la soluzione migliore per te.