I professionisti che effettuano prestazioni occasionali di lavoro autonomo sono tenuti ad adempiere agli obblighi contributivi previsti dall’INPS al superamento della soglia di 5.000 euro di reddito.
Sono questi i famosi € 5.000 di cui si parla tanto sul web che non denotano (come erroneamente molti credono) il limite da non superare altrimenti bisogna aprire la partita IVA ma semplicemente viene fissato un paletto oltre il quale scatta l’obbligo per il lavoratore occasionale di iscriversi all’INPS.
Per i lavoratori autonomi occasionali i primi 5.000 € annui costituiscono quindi una soglia di esenzione dall’obbligo contributivo.
Anche se raro infatti è possibile che un lavoratore effettui una o più prestazioni occasionali che lo portino ad avere un ricavo superiore a € 5.000 durante l’anno.
Ricordiamo che per essere definita tale, una prestazione di tipo occasionale deve avere dei requisiti:
- l’attività svolta deve essere di tipo professionale;
- il lavoratore deve svolgere la propria attività in totale autonomia;
- l’attività deve essere episodica ed eventuale, non deve quindi essere un’attività ripetitiva nel tempo.
Se quindi il rapporto tra committente e lavoratore occasionale diventa continuativo questo tipo di rapporto ha tutte le caratteristiche per trasformarsi in un rapporto di lavoro dipendente oppure una collaborazione che obbligherà il lavoratore ad aprire la sua partita IVA.
IL CALCOLO DEI CONTRIBUTI INPS PER LE PRESTAZIONI OCCASIONALI
Come abbiamo detto poc’anzi, se durante l’anno vengono superati i 5.000 € i compensi per prestazioni occasionali, il lavoratore occasionale dovrà versare dei contributi.
Superata questa soglia infatti, l’INPS prevede l’obbligo all’iscrizione alla gestione separata. I contributi da versare saranno dovuti solo sulla parte eccedente i 5.000 € e non sul totale delle prestazioni occasionali.
Nello specifico, dovrà essere il lavoratore occasionale a comunicare al proprio committente che con la prestazione in essere supererà il limite. A questo punto il committente dovrà provvedere ad iscrivere il lavoratore alla gestione separata INPS e procedere al versamento dei contributi. I contributi da versare saranno 1/3 a carico del lavoratore (trattenuti direttamente nella ricevuta) e 2/3 a carico del committente.
ESEMPIO PRESTAZIONE OCCASIONALE CON RITENUTA INPS
Vediamo adesso un esempio di prestazione occasionale con ritenuta previdenziale. Ricordiamo che questo tipo di ritenuta si va aggiungere alla ritenuta d’acconto classica che invece viene applicata per trattenere le imposte al lavoratore.
Inoltre la ritenuta previdenziale è da applicarsi solo sulla parte eccedente i 5.000 € di ricavi annuali del lavoratore.
Dopo aver fatto queste doverose premesse vediamo come dovrà essere costruita la ricevuta di un soggetto che ha ricevuto un compenso di € 3.000 per una prestazione occasionale. Durante l’anno lo stesso soggetto ha ricevuto però compensi per prestazioni occasionali per altri 3.000 € ne consegue che è andato oltre per 1.000 €. Nella ricevuta quindi oltre alla ritenuta d’acconto classica sul totale della prestazione dovrà effettuarsi su € 1.000 un ritenuta previdenziale pari ad 1/3 dei contributi totali da versare.
COME SI VERSANO I CONTRIBUTI
Superata la soglia, i contributi, secondo prescrizione dell’INPS, saranno versati da parte dei committenti con le modalità previste per i collaboratori coordinati e continuativi entro il 16 del mese successivo a quello della prestazione tramite modello F24.
Come abbiamo detto sopra, la contribuzione sarà 2/3 a carico dell’impresa ed 1/3 a carico del lavoratore occasionale. La parte a carico del lavoratore occasionale sarà versata sempre dall’impresa, che attuerà un ulteriore ritenuta oltre a quella del 20% a titolo d’acconto per l’imposta.
Inoltre, secondo l’INPS, la base imponibile su cui applicare il prelievo è costituita dal compenso lordo erogato al lavoratore, dedotte le spese poste a carico del committente e risultanti dalla ricevuta.
Ne consegue che qualora sia presente anche la quota previdenziale, la base imponibile fiscale su cui applicare la ritenuta di acconto e quella previdenziale sarebbero diverse:
- quella fiscale è rappresentata dall’importo complessivamente addebitato al committente (comprensivo di spese);
- quella previdenziale è rappresentata invece dal solo compenso riferito alla prestazione di lavoro, al netto quindi delle spese.
Concludendo, spesso e volentieri ci si dimentica quanti compensi si sono percepiti con prestazione occasionale e quindi non si comunica al committente l’obbligatorietà di iscrizione alla gestione separata e la conseguenti iscrizione dei contributi. In questo caso per regolarizzare la propria posizione il lavoratore dovrà compilare l’apposito quadro RR del modello dove dovrà denunciare i propri contributi da versare e successivamente provvedere in autonomia a versare i contributi totali.
In una situazione del genere, quando si prevede di incassare più di 5000 € annui, piuttosto che farsi iscrivere all’INPS dall’impresa committente (che malvolentieri accetta dato che l’occasionalità diventa difficile da dimostrare) appare opportuno e conseguenziale l’apertura della partita IVA in regime forfettario. Con la partita IVA, grazie a questo regime agevolato, si emetterebbero fatture non sottoposte più alla ritenuta del 20% e/o alla ritenuta previdenziale INPS e finalmente si incasserebbe il 100% dell’importo.